Il decreto Gelmini è legge Ma attenzione a non penalizzare il Mezzogiorno Università: dichiarazione di voto di Francesco Nucara, Camera dei deputati 8 gennaio 2009. Signor Presidente, il Partito Repubblicano ha votato la fiducia e voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame. Lo farà per ragioni di carattere generale. Infatti, in un momento in cui la crisi finanziaria è così acuta il Governo destina nuove risorse alle università. Ricordo che solo alcuni giorni fa abbiamo potuto chiudere il 2008 con un fabbisogno di cassa in linea con le previsioni effettuate dal precedente Governo, prima dello scoppio della crisi. Questo è stato possibile solo grazie ad un grande rigore finanziario, di cui va dato atto al Ministro dell'Economia e delle Finanze. Il provvedimento in esame lancia segnali importanti che troveranno il loro successivo svolgimento nel documento sulle linee guida, già preannunciato dal Ministro Gelmini. Si tratta del primo passo che dovrebbe portare, nel tempo, al superamento dell'attuale stato di dissesto dell'università italiana e su questo confido nei repubblicani, più che sul decreto-legge in esame, dove si intravedono alcune lacune. La salvezza del Paese sta nel suo patrimonio tecnico e scientifico. Abbiamo, quindi, bisogno di un'università diversa, capace di stimolare le intelligenze del Paese e di mettersi al servizio della nazione. Finora ciò non è stato possibile. Dobbiamo, quindi, voltare pagina e proporre un modello diverso dal passato. Riteniamo che esso debba fondarsi sul merito e sulla responsabilizzazione di tutti coloro che partecipano alla vita di quelle importanti istituzioni (docenti, studenti, ricercatori e personale amministrativo) e che per tutti debba valere il vincolo di bilancio come disciplina che spinge a misurarsi, giorno dopo giorno, con il problema della scarsità delle risorse e della fatica che comporta l'esercizio del loro continuo reperimento. Tuttavia, non vorremmo affidarci alla ruota della fortuna per quanto riguarda i concorsi a cattedra: la scienza mal si concilia con i sorteggi. Consideriamo la spesa per l'istruzione e l'alta formazione come un investimento, e proprio per questo, quella spesa deve essere presidiata. È necessario garantirsi che essa dia luogo a ritorni produttivi. Il decreto-legge, seppure con i limiti di questo strumento legislativo, si muove complessivamente nella direzione giusta, al di là del metodo adottato. Avremmo preferito, inoltre, che l'articolo 3 del decreto-legge fosse finanziato diversamente e non a carico del FAS. Quelle risorse servono al Mezzogiorno, a quella parte del Paese che rischia di pagare i prezzi più alti dell'attuale crisi finanziaria. Mi auguro, quindi, che quando il CIPE sarà riunito, provvederà a reintegrare le somme tolte e a nulla vale dire che l'85 per cento di questo Fondo va alle aree svantaggiate del Paese, perché bisogna ricordare che l'85 per cento di zero fa zero. I repubblicani faranno tutto il possibile affinché questo impegno possa trovare adeguato riscontro nelle successive decisioni. |